Dopo quasi due mesi di lavoro, possiamo finalmente condividere con voi una novità che ci emoziona:
- Dal punto di vista tecnico, per le nuove possibilità che introduce per il progetto Bitmonds e per le attività di Vanilla Rocket in generale.
- Dal punto di vista professionale, perchè è una ulteriore dimostrazione che il nostro team sa intervenire in modo tempestivo e con le soluzioni più innovative di fronte ai cambiamenti dello scenario a contorno.
Come i più informati di voi sapranno, la rete blockchain Ethereum da alcuni mesi non rappresenta più un partner affidabile per costruire modelli di business dedicati al mass market.
I continui ritardi nel lancio di Ethereum 2.0 e il passaggio al modello PoS, a causa di problemi tecnici o per scelte politiche, hanno portato i costi di utilizzo della rete ad un livello non compatibile con la maggior parte dei progetti dedicati ad un pubblico di massa.
Perchè è successo? Quali le soluzioni possibili? Come viene garantita la sicurezza dei Bitmonds in questo passaggio ad EOS.IO?
A queste e ad altre domande troverete risposta nel seguente articolo!
Alla base dei problemi di ETHEREUM
Il modello su cui si basa ancora oggi la blockchain Ethereum è chiamato PoW (Proof of Work).
I minatori vengono remunerati con nuovi Ether o con fee (chiamate gas), per l’attività di gestione delle transazioni sulla rete. Come?
- Tramite la risoluzione di problemi matematici complessi, che avvantaggia chi possiede l’hardware più potente
- Tramite un meccanismo di asta, che avvantaggia chi è disposto a pagare la più alta fee per registrare le proprie transazioni
Questa logica ha portato nel tempo a centralizzare in poche aree geografiche, in cui il costo dell’energia e dell’hardware risulta più basso, la maggioranza di questa attività.
Oggi 3 soggetti controllano più del 51% della rete su cui si basano Bitcoin o Ethereum.
Nel momento in cui la rete si congestiona, come è successo in questi mesi con l’invasione delle app di finanza decentralizzata (DeFi), la domanda di transazioni cresce molto più dell’offerta.
Cosi si è arrivati a pagare anche 50$ per tracciare una singola informazione o transare un token, dovendo inoltre attendere ore.
E’ facile comprendere come queste cifre abbiano decimato molti progetti, tagliando fuori quelli dedicati al mass market, su cui aveva finora posto le basi ideologiche la rete Ethereum (alto numero di transazioni di basso valore) e privilegiando quelle di importo molto elevato (come i prestiti decentralizzati).
In queste settimane, le fee incassate dai minatori hanno raggiunto cifre di 500000$ complessive per ogni singola ora. Qualcuno sospetta anche che alcuni di loro vadano ad intasare la rete con transazioni spam, con lo scopo di far alzare ulteriormente la gas fee.
Quale è la soluzione ufficiale? Ethereum 2.0 e il passaggio a logica PoS. Ma al momento, i tentativi tecnici non sono stati positivi e i tempi previsti per stabilizzare il tutto sono di mesi, se non addirittura anni.
Immaginate per un attimo di viaggiare ogni giorno su un autobus, senza autista, pagando quotidianamente un biglietto il cui prezzo non è stabile, anzi aumenta ogni giorno per decisione del benzinaio, che decide di vendere la benzina a chi la paga di più. Tutto questo senza sapere con certezza quando la situazione potrebbe tornare alla normalità.
Questa è la sensazione che si prova a lavorare oggi su rete Ethereum.
Dovevamo scendere dal bus, per tutelare il vostro interesse e il nostro interesse.
Quali soluzioni all’orizzonte?
Di fronte ad uno scenario simile, le risposte possibili erano diverse:
1. Non fare nulla.
Anche l’immobilismo è un’opzione. Questa è la strada scelta da molti progetti, in particolare quelli basati su Non Fungible Tokens (NFT). Quella che in realtà hanno sempre percorso.
I costi delle operazioni sulla rete e la loro volatilità sono stati e continueranno ad essere un problema dell’utente finale. In questi giorni abbiamo visto pagare fino a 7$ anche solo per dichiarare di essere interessati a vendere un gatto digitale. Fino a 17$ per poter effettuare la transazione. Non sono numeri da mass market, ma a quanto pare questo non interessa alle aziende promotrici di questi progetti.
Per inserire un Bitmonds in Showcase non ci sono costi. Per spostare la proprietà di un Bitmonds si pagano solamente 2 Euro.
Abbiamo sempre ritenuto di dover offrire stabilità ai nostri collezionisti, facendo da scudo rispetto alle fluttuazioni delle gas fee.
2. Lavorare su una rete Blockchain Layer 2
Questo significa registrare i dati su un framework secondario, in cui le transazioni e i processi verrebbero registrati in maniera indipendente dalla main chain (Ethereum nel nostro caso).
Queste soluzioni vengono spesso anche chiamate “off-chain”, un nome che dice molto sul reale legame tra queste soluzioni e lo spirito iniziale di decentralizzazione su cui si basa la blockchain.
Fino a quando le operazioni si svolgono all’interno di questa catena secondaria, i costi e i tempi sono molto bassi, ma se un utente sceglie di accedere con il proprio NFT ad un portale sulla rete principale, trova oggi gli stessi problemi della strada 1. Ovvero costi alti e tempi di transazione lenti.
Un esempio è il collectible Sorare, che registra le proprie operazioni sulla rete Loom Network. Nel caso un utente volesse vendere il proprio token su OpenSea, dovrebbe pagare commissioni piene. Qualunque sia il costo in quel momento.
E’ una soluzione che non abbiamo preso in considerazione, perchè siamo convinti che la maggiore sicurezza per i nostri collezionisti sarebbe stata quella garantita dalla reale decentralizzazione di una main chain Layer 1.
3. Chiudere l’attività
Avete letto bene, alcuni progetti hanno preferito chiudere piuttosto che cercare nuove soluzioni.
Come dire: “Ci spiace, la rete non ci ha lasciato scelta”.
Senza giudicare le scelte di altre aziende, non è quello che abbiamo mai pensato di fare.
Un esempio di questo scenario è stato quello dell’interessante progetto Uni Login, che permetteva di avere un’ unica username per tutte le applicazioni Ethereum. Purtroppo in queste settimane il CEO ha dichiarato la chiusura del progetto, a causa degli eccessivi costi della rete.
4. Passare ad un altra main chain
Dal momento che nessuna delle strade precedenti era un’opzione valida, siamo andati alla ricerca di una rete Blockchain Layer 1 che potesse accogliere il progetto Bitmonds, fornendo le adeguate garanzie in termini di stabilità del progetto, sicurezza e performance.
Dopo attente valutazioni la scelta è atterrata su EOS.IO. Scopriamo perchè.
Perchè la blockchain EOS.IO?
Quando Dan Larimer nel 2014 a Las Vegas dichiarò che il modello Proof of Work e il mining avevano i giorni contati ci fu molto mormorio in sala. In buona parte scatenato da coloro che su quel modello avevano investito troppe risorse per accettare quella che poi divenne la verità.
Il modello Proof of Stake proposto allora da Larimer è quello su cui sta cercando di spostarsi oggi la rete Ethereum, su cui è stata lanciata nel 2018 la blockchain EOS.IO.
Una rete che ad oggi è in grado di gestire ogni giorno più transazioni della somma di tutte le altre reti blockchain.
Che cosa significa mettere in staking delle risorse, in questo caso la cryptovaluta EOS? In sintesi vuol dire poter decidere di usare delle risorse della rete, in base alle esigenze del proprio progetto.
Senza entrare in eccessivi particolari si possono “noleggiare” CPU, Banda e RAM della rete, ad esempio per registrare Bitmonds. Ma anche per fare molte altre cose interessanti in ambito digitale.
La rete EOS.IO funziona in modalità DPoS, ovvero Delegated Proof of Stake, una variante in cui i singoli wallet non possono essere estratti a sorte per gestire le transazioni, ma vanno a votare i propri delegati. Questo permette di evitare nel tempo la creazione di posizioni di vantaggio come quelle di cui parlavamo in precedenza relativamente alla rete Bitcoin e Ethereum.
Dal punto di vista strettamente ecologico non ci sono paragoni. In questo modello non viene sprecata energia elettrica per il solo compito di risolvere problemi matematici complessi e per stabilire chi fosse il più veloce a farlo.
Da anni la rete EOS.IO domina la classifica della CCID (China Electronics Information Industry Development Research Institute), che valuta le diverse tecnologie blockchain in termini di tecnologia di base, applicabilità e innovazione.
E’ notizia di questi giorni che Google Cloud abbia stretto un accordo con block.one (la società di Larimer), per diventare uno dei più grandi block producer.
Sembra ormai chiaro non solo a noi come la rete EOS.IO stia diventando uno dei prossimi terreni fertili per i progetti del futuro.
Speriamo per questo, che abbiate compreso le motivazioni che ci hanno spinto ad andare in questa direzione e che appreziate la velocità con cui lo abbiamo fatto.
La situazione di Ethereum, se non gestita con velocità e scelte tecniche immediate, probabilmente riscriverà lo scenario futuro dei progetti di collezionismo digitale, molti potrebbero non sopravvivere anche tra i più noti.
Attualmente abbiamo messo in staking risorse adeguate non solo per Bitmonds, ma per tutti i progetti futuri di Vanilla Rocket che avranno EOS.IO alla base.
L’esperienza costruita con Bitmonds ci permette di rappresentare un polo di competenze utili a fornire soluzioni Blockchain semplici e performanti ad aziende cliente interessate a questo tipo di soluzione.
I miei Bitmonds sono al sicuro?
Certo. Non esiste nessun Bitmonds che non sia oggi registrato su blockchain EOS.IO o Ethereum. Quelli che sono già stati oggetto di migrazione durante i nostri test, sono addirittura registrati su entrambe le catene.
Come funzionerà la migrazione? In realtà in modo molto semplice e sicuro.
Tutte le creazioni di nuovi Bitmonds o i cambi di proprietà saranno gestiti direttamente su EOS.IO, che diventa la blockchain master.
Quanto attualmente registrato su Ethereum, se nel frattempo non è oggetto di un cambio di proprietà (che lo porterebbe immediatamente su EOS.IO), verrà migrato nel tempo.
La rete Ethereum resterà per cui a sicurezza del dato fino al completamento dell’operazione su tutti i Bitmonds.
Le attività potranno durare complessivamente qualche mese. Ma il tutto sarà trasparente per l’utente finale. La scheda di ogni Bitmonds punterà direttamente al link di verifica corretto in base alla Blockchain su cui è attualmente registrato il Bitmonds (per cui etherescan.io o blocks.io).
Come vedete nella foto a fianco, il Bitmonds numero 1 è già stato migrato!
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